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mercoledì 16 febbraio 2011

Djerba

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Djerba per dimenticare, Djerba per rinascere: il mito di Djerba.

Partiamo da lontano, partiamo dal mito.

Lotophagitis è il nome con cui l’isola era conosciuta nell’antichità; Djerba è l’isola dove, nell’Odissea, Ulisse e i suoi compagni incontrano il popolo dei Lotofagi. Alcuni tra i compagni di Ulisse, imitando gli abitanti del luogo, si cibano del fiore di loto e perdono il ricordo della loro vita passata.

Così, mentre Ulisse torna preoccupato alle navi per ripartire in fretta, dalle menti dei compagni rimasti sull’isola sfumano via ansie e preoccupazioni, pensieri sul futuro e carichi di responsabilità.

Djerba per dimenticare.

Per gli antichi Egizi il loto era simbolo di rinascita, resurrezione, luce, speranza e salvezza. Ecco perché appare in molte scene di cerimonie e il gesto di consegnare il loto era un gesto sacro. Nell’aspirare il profumo del loto si coniugano il piacere e la magia della rinascita. Il sole nasce perché otto divinità fecondano il fiore primordiale. I fiori del loto crescono fuori dell’acqua, aprono i petali al mattino e li chiudono la sera e forse è questo che ha ispirato il mito del loto primordiale nelle acque primordiali da cui, come da una culla, il sole nasce ogni mattina.

Djerba per rinascere.

Se pensiamo alla nostra vita, è facile che ci venga in mente la lotta contro il tempo per farci stare dentro il maggior numero di impegni possibili, il senso di colpa per aver trascurato qualcosa o qualcuno, il pensiero che avremmo potuto fare di più e meglio o diversamente, la sensazione costante di essere fatti per qualcos’altro, le risposte sempre più veloci a stimoli sempre più pressanti, il tutto accompagnato da un rumoroso pensiero di sottofondo: “ prima finisco quel che sto facendo e poi mi rilasso”.

Dato che c’è sempre qualcosa da fare prima di quel poi, non ci rilassiamo davvero mai e anche quando ci concediamo quel che sentiamo come meritato relax, spesso si trasforma in noia e il lunedì arriva con il suo familiare fardello di impegni a sollevarci dall’ancor più pesante fardello del riposo.

Poi, all’improvviso, ci accade qualcosa di bello: i nostri sensi sono colpiti al punto che la nostra mente dimentica e noi rinasciamo in una dimensione diversa dove ci sentiamo a casa. La bellezza ci salva: dimenticare e rinascere: che sia questo il mito di Djerba?

Djerba la dolce

Uno sguardo panoramico dell’isola: il paesaggio, la vegetazione e le città.

Djerba la dolce, perla del Mediterraneo, isola dell’oblio, oasi di pace, terra di sogni, questi sono alcuni appellativi da cui si intuisce il fascino di questa isola che, a partire da Ulisse e i suoi compagni, ha sempre sedotto chi decide di visitarla.

Sarà per la bellezza del paesaggio, con le lunghe spiagge di sabbia bianca e fine, sarà per le dune e le palme che parlano d’Africa e di deserto e la distinguono dalle tante isole del Mediterraneo, sarà per il mare azzurro e per il cielo chiaro che si staglia dalle case bianche e le fa risaltare, sarà per l’ospitalità degli abitanti, per il cibo saporito, per la sua storia ricca di mito e di fascino che traspare dai racconti dei marinai quando parlano di Ulisse, di Calypso e del corsaro Dragut: una cosa è certa: questa è un’isola che incanta.

Djerba, si può scrivere anche Jerba, è un’isola piatta di 614 km quadrati situata di fronte alla costa meridionale della Tunisia e non lontano dal confine con la Libia. E’ collegata al continente da un ponte romano a sud-est lungo 6 km. Conta più di 145.000 abitanti, per lo più di origine berbera.

Houmt-Souk, che significa mercato, con una popolazione di 45.000 persone, è oggi la capitale dell’isola e uno dei centri urbani più pittoreschi della Tunisia. E’ una città ben tenuta e luminosa che si sviluppa intorno all’area del souk dove si può trovare una quantità e varietà impressionante di prodotti d’artigianato locale: abiti tradizionali, coperte realizzate come ai tempi di Annibale, gioielli d’oro e d’argento dalle lavorazioni artigianali, articoli di pelle, stuoie di paglia, ceramiche e terracotta.

In città due luoghi che vale senz’altro la pena visitare sono: il museo del folklore e dell’arte popolare, dove sono esibiti costumi e gioielli tradizionali, e la fortezza storica di BorJ el-Kebir, una cittadella araba del XV secolo. Da queste parti il corsaro Dragut sorprese la flotta spagnola nel 1560 e la sconfisse. Molti turisti sono colpiti dalla targa che ricorda il luogo dove si ergeva la torre di teste o Bordj-er-Rious , una piramide costruita dai turchi con i crani dei 5.000 spagnoli uccisi nella battaglia. Il macabro monumento rimase sul luogo fino alla metà del XIX secolo, quando le ossa vennero trasferite nel cimitero cristiano di Houmt-Souk.

A parte la capitale, che rimane difficile da eguagliare, ogni altra cittadina dell’isola è nota per qualche produzione artigianale speciale o perché è un luogo di importanza storica. Ajiim, che è collegata da un traghetto con la terraferma, è famosa per la pesca delle spugne;

El-May ha un mercato pieno di colori; a Fatou si producono cestini finemente intrecciati a mano; Guellala è un centro di produzione artigianale di ceramica e porcellana dai tempi di re Mida; La Ghirba è nota per la sua sinagoga, una delle più antiche e famose del mondo e per il monastero annesso le cui fondamenta furono gettate nel 584 a.c. Sinagoga e monastero testimoniano della presenza sull’isola di una minoranza ebraica che la abita da secoli o addirittura millenni. Mahbounine è famosa per i suoi giardini; Midoun è celebre per le danze Gougou e Sedouikech è nota per le museruole di cammello fatte a mano, i cestini da pesca e cappelli di paglia.


IN VACANZA A DJERBA

Djerba è definita la Dolce Isola, soprannome che deriva dalla dolcezza del suo leggendario clima, è un oasi di pace con lunghe spiagge dorate, un bel mare e palme che spuntano tra le dune.

Considerata la perla del Mare Mediterraneo per le sue spiagge di sabbia fine, la limpidezza delle acque, il clima, le palme nonchè per l'ospitalità della popolazione, Djerba è uno dei luoghi di svago, di vacanza e di villeggiatura più frequentati del Mediterraneo.

L’isola di Djerba attrae, senza dubbio, per la sua storia ricca di mito e di fascino: i nomi di Ulisse, di Calipso, di Dragut il Corsaro, ricorrono spesso nei racconti dei vecchi marinai.

Djerba è inoltre il punto di partenza per visitare il sud tunisino: le spettacolari dune nella zona di Douz, le oasi, i palmeti di Nefta e Tozeur.

La cucina a Djerba

Alimenti base della cucina tunisina sono la carne ovina e il pesce, oltre al famoso “couscous” di semola, che si accompagna a ogni genere di pietanza. Tra gli antipasti, il “brick”, ottenuto con una pasta sfoglia particolare, o l’insalata “mechouia”, con pomodori e peperoni.

Tipiche anche la “chachouka”, a base di verdure con uovo e la “tajine”, soufflé con carne, formaggio, legumi. Tra le spezie, alcune molto profumate, come il cumino o l'harissa, salsa molto piccante, a base di peperoncino rosso. La frutta è buona, ottimi i datteri che sono una vera specialità, dolcissimi i dessert. Buono il vino di Cap Bon, specialmente il bianco. Bevanda tipica è il the alla menta e il caffè, spesso servito alla turca.

L’artigianato e lo shopping in Djerba

L’artigianato tunisino offre ai turisti in vacanza a Djerba bellissimi tappeti, abiti tipici (gandoura, djellaba, burnus) in cotone e in seta, anche ricamati; monili in argento e pietre dure in corallo, oggetti tradizionali berberi, oggetti in rame, ottone, vasi in terracotta, soprammobili e utensili in legno lavorato, borse in pelle, babbucce.

Una vacanza a Djerba significa riposo e tranquillità, vita di mare sulle lunghe e belle spiagge di sabbia bianca e fine, bagni nelle calde acque. Ma anche visite alle antiche rovine e shopping nei tradizionali mercatini delle città a caccia di meraviglioso artigianato!

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